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L'ordine del sole nero
  • Текст добавлен: 21 октября 2016, 20:09

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Автор книги: James Rollins


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Триллеры


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«Ah, con la sua curiosità uno di questi giorni Fiona si caccerà in un bel guaio.» Il rimprovero di Grette fu addolcito da un sorriso. «Le ha restituito il portafogli?»

Gray inarcò un sopracciglio. Si tastò la tasca posteriore. Vuota.

Fiona infilò una mano in uno scomparto dello zaino e gli porse il portafogli di cuoio marrone.

Gray lo agguantò subito. Si ricordò che la ragazza lo aveva urtato mentre andava dal negozio al caffè. Non erano state soltanto impazienza e maleducazione.

«Per favore non si offenda», lo rassicurò Grette. «È il suo modo di dire buongiorno.»

«Ho già guardato tutti i suoi documenti», disse Fiona con un’alzata di spalle.

«Allora, per favore, restituisci il passaporto a questo giovanotto, Fiona.»

Gray controllò l’altra tasca. Sparito. Per amor di Dio!

Fiona gli lanciò il documento blu con l’aquila degli USA sulla copertina.

«È tutto?» chiese Gray, perquisendosi.

Fiona scrollò le spalle.

«Di nuovo, perdoni l’esuberanza di mia nipote, per favore. A volte diventa troppo protettiva.»

Gray le fissò entrambe. «Qualcuna di voi sarebbe così gentile da spiegarmi che cosa sta succedendo?»

«Lei è qui per indagare sulla Bijbeldi Darwin, giusto?» domandò Grette.

«La Bibbia», tradusse Fiona.

Grette annuì, rivolta alla nipote. Il lapsus rivelava un’evidente ansia riguardo all’oggetto.

«Rappresento un acquirente che potrebbe essere interessato», rispose Gray.

«Sì, lo sappiamo. E ieri ha passato tutta la giornata a fare domande ad altre persone, su altri oggetti in vendita all’asta Ergenschein.»

Gray inarcò le sopracciglia per la sorpresa.

«Noi bibliofili siamo una piccola comunità, qui a Copenhagen. Le voci girano alla svelta.»

Gray si accigliò. Pensava di essere stato più discreto.

«Sono proprio le sue indagini che hanno contribuito alla mia decisione di mettere all’asta la mia Bibbia di Darwin. L’intera comunità è in subbuglio a causa del crescente interesse per i trattati scientifici dell’epoca vittoriana.»

«Perciò è un buon momento per vendere», aggiunse Fiona, con un po’ troppa fermezza, come a voler concludere una recente discussione. «Siamo già in arretrato di un mese con l’affitto dell’appartamento…»

Le sue parole furono interrotte da un cenno. «È stata una decisione difficile. La Bibbia fu acquistata da mio padre nel 1949. Custodiva gelosamente quel volume. C’erano scritti a mano i nomi della famiglia, fino a dieci generazioni prima dell’illustre Charles. Ma la Bibbia è anche d’interesse storico. Ha accompagnato Darwin durante il suo viaggio attorno al mondo a bordo della Beagle.Non so se lei ne è al corrente, ma Charles Darwin un tempo prese in considerazione di entrare in seminario. In questa Bibbia c’è l’uomo religioso a confronto con lo scienziato.»

Gray annuì. Evidentemente la donna stava tentando di suscitare il suo interesse. Era stato tutto uno stratagemma per coinvolgerlo ancora di più nell’asta e per ottenere il prezzo migliore? In un modo o nell’altro, Gray poteva usare la cosa a proprio vantaggio. «E qual è il motivo per cui Fiona mi ha seguito?»

Grette assunse un’aria stanca. «Le rinnovo le mie scuse per la sua invadenza. Come dicevo prima, ultimamente c’è stato molto interesse per alcuni oggetti dell’epoca vittoriana e questa è una piccola comunità. Sappiamo tutti che alcune delle transazioni sono avvenute sul mercato… diciamo grigio, per non dire nero.»

«Ho sentito alcune voci in proposito», replicò lui, lezioso, sperando di stuzzicarla a dargli qualche altra informazione.

«Alcuni acquirenti hanno ritrattato i prezzi offerti o pagato con proventi illeciti, assegni protestati, eccetera. Fiona cercava soltanto di proteggere i miei interessi. A volte si spinge un po’ oltre, ricorrendo a talenti che farebbe meglio a lasciarsi alle spalle.» La donna inarcò un sopracciglio, a mo’ di rimprovero alla nipote.

D’un tratto Fiona prese a interessarsi particolarmente delle assi del pavimento.

«Un anno fa ci fu un signore che trascorse un mese intero a fare ricerche nei miei schedari, sulla documentazione storica relativa ai proprietari», proseguì Grette, indicando con un cenno del capo la parete coi casellari. «Per poi pagare il privilegio con una carta di credito rubata. Mostrò particolare interesse per la Bibbia di Darwin.»

«Perciò dobbiamo essere particolarmente caute», ribadì Fiona.

«Sa chi era quel signore?» chiese Gray.

«No, ma me lo ricorderei se lo rivedessi. Un tipo strano, pallido.»

Fiona si animò. «La banca ha condotto un’indagine per frode e ha scoperto dei collegamenti con la Nigeria e il Sudafrica. Non sono riusciti ad andare oltre. Quel maledetto bastardo si è coperto le spalle.»

Grette aggrottò le sopracciglia. «Modera il tuo linguaggio, signorina.»

«Perché un’indagine così accurata per un semplice insoluto?» chiese Gray.

Ancora una volta, Fiona fu affascinata dalle assi del pavimento.

Grette fissò la nipote con aria severa. «Ha il diritto di sapere.»

«Mutti…» Fiona scosse la testa.

«Sapere cosa?»

Fiona gli lanciò un breve sguardo infuocato. «Lo dirai ad altri e otterremo soltanto metà del prezzo.»

Gray alzò una mano. «So essere discreto.»

Grette lo studiò, con un occhio semichiuso. «Ma sa essere sincero? È questo che mi chiedo, dottor Sawyer.»

Gray si sentì esaminato a fondo da entrambe le donne. La sua copertura era davvero sicura come sperava? Il peso di entrambi gli sguardi lo fece irrigidire.

Finalmente Grette parlò: «Lo deve sapere. Poco tempo dopo che quel signore pallido si era impadronito delle nostre informazioni ed era scomparso, c’è stata un’effrazione in negozio. Non è stato rubato nulla, ma la vetrina in cui normalmente teniamo la Bibbia di Darwin è stata scassinata. Per nostra fortuna, di notte la Bibbia e i nostri articoli più preziosi sono tenuti nascosti in un caveau sotterraneo. Inoltre, la polizia è intervenuta prontamente allo scattare dell’allarme, mettendo in fuga i ladri. Ma noi sappiamo chi era a caccia della Bibbia».

«Quel lurido stronzo…» borbottò Fiona.

«Da quella notte, abbiamo tenuto la Bibbia in una cassetta di sicurezza in una banca qui vicino. Eppure abbiamo subito atti vandalici altre due volte, quest’anno. Il colpevole ha neutralizzato l’allarme e ogni volta ha rovistato per tutto il negozio.»

«Qualcuno cercava la Bibbia», disse Gray.

«L’abbiamo pensato anche noi.»

Gray cominciava a capire. Il guadagno non era l’unico fattore decisivo che le induceva a disfarsi della Bibbia, era anche per liberarsi di un fardello. Qualcuno voleva quella Bibbia e, nel tentativo di impossessarsene, avrebbe potuto ricorrere a mezzi sempre più violenti. Minaccia che poteva trasmettersi anche al nuovo acquirente.

Con la coda dell’occhio, Gray studiò Fiona. Tutte le sue azioni erano volte a proteggere la nonna e la loro sicurezza finanziaria. Notò la fiamma ancora accesa negli occhi della ragazza. Evidentemente avrebbe voluto che la nonna fosse stata più discreta.

«Forse la Bibbia sarebbe più al sicuro in una collezione privata in America», disse Grette. «Forse i guai non la seguiranno sull’altra sponda dell’oceano.»

«Avete scoperto per quale motivo quello sconosciuto fosse così ossessionato dalla Bibbia?» chiese Gray.

A quella domanda fu Grette a voltarsi dall’altra parte, come a cercare qualcosa, lontano.

«Informazioni come questa non possono che rendere la Bibbia più preziosa per il mio cliente», insistette Gray.

Gli occhi di Grette guizzarono verso di lui. In qualche modo lei sapeva che dietro le sue parole si nascondeva una menzogna. Lo studiò nuovamente, ponderando qualcosa di più della veridicità delle sue parole.

In quel momento, Bertal entrò a passo strascicato nell’ufficio, annusò con bramosia un assortimento di pasticcini da tè, accanto al bollitore sulla scrivania, poi andò verso Gray e si accasciò sull’assito con un sospiro, poggiando il muso sul suo scarpone. Evidentemente il cane era a proprio agio con quell’estraneo entrato in bottega.

Come se ciò fosse sufficiente, Grette sospirò, chiuse gli occhi e si addolcì. «Non lo so per certo. Posso solo fare qualche supposizione.»

«Mi accontenterò.»

«Lo straniero è venuto qui in cerca di informazioni su una biblioteca che era stata venduta pezzo per pezzo dopo la guerra. In effetti, quattro di quei pezzi saranno messi all’asta questo pomeriggio: il diario di De Vries, una copia del trattato di Mendel e due testi del fisico Max Planck.»

Gray conosceva bene quella lista, la stessa appuntata sul suo taccuino. Erano i testi che avevano suscitato uno speciale interesse tra i soggetti loschi. Chi li voleva comprare e perché? «Mi sa dire qualcos’altro su questa collezione? C’è qualche provenienza significativa?»

Grette si alzò e si diresse verso gli schedari. «Ho la ricevuta originale dell’acquisto di mio padre nel 1949. Cita un villaggio e una piccola proprietà. Vediamo se riesco a trovarla.» Si spostò in un’area illuminata da un raggio di sole, sotto la finestra della parete posteriore, e aprì un cassetto di mezzo. «Non le posso dare l’originale, ma Fiona sarà lieta di fargliene una fotocopia.»

Mentre l’anziana signora frugava nei suoi documenti, Bertal sollevò il naso dal piede destro di Gray, lasciando cadere una scia di bava ed emettendo un sordo brontolio. Che però non era diretto a lui.

«Ecco qua.» Grette si voltò e gli porse un foglio di carta ingiallita, in un fodero di plastica.

Gray ignorò il suo braccio proteso, concentrandosi sui suoi piedi. Un’ombra sottile attraversò la macchia di luce sul pavimento, ai piedi di Grette.

«A terra!» Gray balzò verso il divano, protendendosi verso la donna anziana. Dietro di lui, Bertal abbaiava forte, quasi mascherando il fragore dei vetri infranti. Gray arrivò troppo tardi. Non poté fare altro che afferrare il corpo di Grette Neal, mentre il volto di lei veniva devastato dal colpo esploso da un cecchino, attraverso la finestra.

Gray la prese e l’adagiò sul divano.

Fiona urlò.

Attraverso la finestra distrutta, si sentirono due schiocchi distinti, assieme al rumore del vetro che andava in frantumi. Due candelotti neri piombarono nell’ufficio, rimbalzarono contro la parete opposta e caddero a terra fragorosamente.

Gray balzò giù dal divano, proiettandosi su Fiona. Con una spallata, la spinse fuori dall’ufficio e dietro l’angolo.

Il cane li seguì affannosamente.

Gray quasi trasportò di peso Fiona, per ripararla dietro uno scaffale, mentre due detonazioni sventravano l’ufficio, abbattendo la parete con un’esplosione incendiaria e una doccia di intonaco e schegge di legno.

Lo scaffale si ribaltò, schiantandosi su quello vicino e rimanendo in equilibrio precario. Gray protesse Fiona col suo stesso corpo.

Sopra di loro, i testi andavano a fuoco, con una pioggia di cenere ardente.

Gray vide il vecchio cane. Si era mosso troppo lentamente, incespicando per via della zampa malata. L’onda d’urto lo aveva scaraventato sulla parete opposta. Non si muoveva e aveva il pelo fumante.

Gray risparmiò quella vista a Fiona. «Dobbiamo svignarcela.»

Trascinò via la ragazza scioccata dallo scaffale in bilico. Fiamme e fumo già riempivano il retrobottega. Dagli sprinkler sul soffitto sgorgò una doccia tiepida. Troppo poco, troppo tardi. Soprattutto data la grande quantità di materiale infiammabile.

«Usciamo in strada!» incalzò, e avanzò incespicando con lei.

Troppo lentamente.

Davanti a loro, la saracinesca di sicurezza era piombata giù, sbarrando la porta e la vetrina. Gray notò alcune ombre che svanivano a entrambi i lati delle inferriate. Altri sicari.

Diede un’occhiata alle proprie spalle. Il retrobottega era un muro turbinoso di fiamme e fumo.

Erano in trappola.

Washington, D.C.,

ore 23.57

Monk sonnecchiava in quel luogo felice tra beatitudine e sonno. Lui e Kat si erano spostati dal pavimento del bagno al letto, mentre la passione si scioglieva in dolci sussurri e carezze ancora più dolci. Le lenzuola e il piumone erano ancora avviluppati attorno alle loro forme nude. Nessuno dei due era pronto a districarsi, né fisicamente né in nessun altro modo.

Con un dito, Monk accarezzava la curva del seno di Kat, pigramente, più per rassicurare che per eccitare. L’arco armonioso del piede di lei gli accarezzava gentilmente il polpaccio.

Un momento perfetto. Niente poteva rovinarlo…

La stanza fu pervasa da un trillo lacerante che fece irrigidire entrambi. Proveniva da un punto accanto al letto, dove Monk aveva gettato i pantaloni della tuta… o, meglio, dove gli erano stati strappati via. Il suo cercapersone era ancora agganciato all’elastico dei pantaloni. Sapeva di aver messo il dispositivo in modalità vibrazione al ritorno dalla sua corsa serale. Soltanto un tipo di chiamata poteva interrompere quella modalità.

Emergenza.

All’altro lato del letto, sul comodino, da un secondo cercapersone proruppe uno squillo identico.

Era quello di Kat.

Entrambi si sollevarono, scambiandosi uno sguardo preoccupato.

«Il comando centrale», disse Kat.

Monk allungò la mano per prendere il suo cercapersone, trascinando su anche i pantaloni, poi si mise a sedere e prese il telefono. Kat si posizionò accanto a lui, tirando a sé le lenzuola per coprirsi il seno nudo, come se fosse necessaria una certa decenza per chiamare il comando centrale. Lui fece il numero della linea diretta della Sigma. La risposta fu immediata.

«Capitano Bryant?» disse Logan Gregory.

«Nossignore, sono Monk Kokkalis. Ma Kat… il capitano Bryant è qui con me.»

«Ho bisogno di entrambi al comando, immediatamente.»

Logan lo aggiornò brevemente.

Monk ascoltò, annuendo. «Partiamo subito», concluse.

Kat incrociò il suo sguardo, aggrottando le sopracciglia. «Che succede?»

«Guai.»

«Gray?»

«No, sono sicuro che sta bene.» Monk s’infilò i pantaloni della tuta. «Probabilmente se la sta spassando con Sara.»

«E allora?»

«È il direttore Crowe. È successo qualcosa in Nepal. I dettagli sono sommari. Una specie di epidemia.»

«Crowe ha fatto rapporto?»

«È proprio questo il problema. Il suo ultimo rapporto risale a tre giorni fa, ma una tempesta ha interrotto le comunicazioni. Perciò non c’era di che preoccuparsi. Oggi però la tempesta è finita, ma ancora nessuna comunicazione. E adesso ci sono voci di un’epidemia, morti e rivolte da quelle parti. Forse un attacco dei ribelli.»

Kat sgranò gli occhi.

«Logan sta convocando tutti al comando.»

La donna scivolò giù dal letto e prese i suoi vestiti. «Cosa potrebbe essere?»

«Niente di buono, questo è sicuro.»

Copenhagen, Danimarca,

ore 09.22

«C’è un accesso al piano superiore?» chiese Gray.

Fiona fissava la saracinesca chiusa, con gli occhi spalancati e un’espressione impassibile. Era chiaramente sotto shock.

«Fiona…» Gray le girò attorno e le si avvicinò, naso contro naso, riempiendo il suo campo visivo. «Fiona, dobbiamo scappare.»

Dietro di lei, la tempesta di fuoco si diffondeva rapidamente, alimentata dalle cataste di libri e dagli scaffali di legno di pino. Le fiamme erano arrivate a lambire il soffitto. Il fumo si avviluppava e si dipanava lungo il tetto. Gli sprinkler continuavano a gocciolare acqua tiepida, aggiungendo vapore alla cappa tossica.

Il calore aumentava a ogni respiro. Eppure, quando Gray prese le mani di Fiona tra le sue, la sentì rabbrividire e tremare da capo a piedi. Ma perlomeno il contatto la costrinse a concentrare lo sguardo su di lui.

«C’è un accesso al piano superiore?»

Fiona guardò su. Una cappa di fumo oscurava le lamiere del soffitto. «Qualche vecchia stanza. Una soffitta…»

«Sì, perfetto. Possiamo arrivarci?»

Lei scosse la testa, dapprima lentamente, poi più vigorosamente, rianimata dal pericolo. «No, le uniche scale sono» – indicò vagamente il fuoco – «sul retro.»

«All’esterno?»

Lei annuì. Un turbinio di cenere infuocata li avvolse in una spirale, mentre il muro di fuoco avanzava. Gray imprecò tra sé. Sicuramente una volta c’era una scala interna, prima che l’edificio fosse suddiviso tra bottega al piano terra e stanze al piano di sopra. Adesso avrebbe dovuto improvvisare.

«Avete un’ascia?» chiese.

Fiona scosse la testa.

«E un piede di porco? Qualcosa che usate per aprire le casse o le scatole?»

Fiona si rincuorò e annuì. «Vicino al registratore di cassa.»

«Resta qui.» Gray avanzò appiattendosi contro la parete di sinistra, il percorso più sgombro verso la cassa. Il fuoco non era ancora arrivato lì.

Fiona lo seguì.

«Ti ho detto di restare indietro.»

«Io so dov’è quel piede di porco di merda», ribatté lei, brusca.

Gray riconobbe il terrore che si nascondeva dietro la rabbia. Era comunque un miglioramento rispetto allo shock e alla paralisi di qualche istante prima. E in più si accompagnava bene alla sua, di collera, quella verso se stesso. Prima si era fatto pedinare dalla ragazza, poi, come se non bastasse, si era fatto intrappolare da alcuni sicari. Si era lasciato distrarre troppo dal pensiero di Sara, aveva sottovalutato la missione e così non era soltanto la sua vita a essere in pericolo.

Fiona gli passò davanti, con gli occhi arrossati e tossendo per il fumo. «È qui.» Si sporse sopra la scrivania, allungò la mano dietro di essa e sollevò una lunga sbarra d’acciaio verde.

«Andiamo.» Gray fece strada verso le fiamme che avanzavano. Si tolse il maglione di lana e lo scambiò col piede di porco. «Bagna il maglione. Inzuppalo per bene con quello Sprinkler. E bagnati anche tu.»

«Cosa hai intenzione di fare?»

«Costruirci una scala.»

Gray montò su una delle scalette vicino agli scaffali e si arrampicò, guardando in alto, tra le spirali di fumo. Persino l’aria bruciava. Spinse una delle lamiere del soffitto col piede di porco. Fu facile smuoverla e spostarla da un lato. Come sperava, era un controsoffitto a sbalzo, che nascondeva il pavimento di travi e tavole del piano superiore.

Arrampicatosi in cima alla scaletta, Gray si appollaiò sopra l’ultimo scaffale della libreria. Da quella posizione infilò tra due tavole il piede di porco, che penetrò a fondo. Spinse con la spalla e fece leva. La sbarra d’acciaio squarciò il legno decrepito. Tuttavia, dal varco che riuscì ad aprire sarebbe passato a malapena un topo.

Con gli occhi che gli lacrimavano e gli bruciavano, Gray chinò il capo. Gli venne un attacco di tosse devastante. Non andava bene. Sarebbe stata una gara tra il piede di porco e il fumo. Gray diede un’altra occhiata al fuoco, che divampava selvaggiamente, mentre il fumo sgorgava sempre più denso.

Di quel passo non ce l’avrebbe mai fatta.

Il suo sguardo fu attratto da un movimento sotto di lui. Fiona si era arrampicata sulla scaletta. Aveva trovato un fazzoletto, l’aveva imbevuto d’acqua e se l’era avvolto sul volto come un bandito, travestimento che le si addiceva molto.

Teneva sollevato il maglione di lana fradicio. Si era inzuppata anche lei e sembrava si fosse rimpicciolita, come un pulcino bagnato. Gray si rese conto che aveva meno dei diciassette anni che le aveva dato. Non poteva averne più di quindici. Aveva gli occhi arrossati dal panico, ma anche luccicanti di speranza: sembrava si fidasse ciecamente di lui.

Gray detestava che le persone riponessero in lui una fiducia del genere… perché funzionava sempre.

Si legò le maniche del maglione attorno al collo e si lasciò penzolare il resto sulla schiena. Sollevò un lembo di lana bagnata per coprirsi la bocca e il naso, isolandosi in qualche misura dall’aria satura di fuliggine.

Mentre l’acqua gli inzuppava la schiena, Gray s’inginocchiò di nuovo, pronto ad attaccare le cocciute tavole di legno. Percepiva la presenza di Fiona sotto di lui e quindi la propria responsabilità.

Esaminò lo spazio fra il controsoffitto e le travi, alla ricerca di qualche altra via di fuga. Tutt’attorno, tubi e fili s’incrociavano a casaccio, evidentemente aggiunti un po’ alla volta dopo che la casa su due livelli era stata sezionata in un negozio al piano terra e un appartamento al piano superiore. Gli ultimi interventi apparivano scadenti. Era chiara la differenza tra la perizia artigianale di un tempo e la trascurata edilizia moderna.

Guardando attentamente, Gray individuò un’interruzione nella sequenza uniforme di travi e tavole. Una sezione separata, di un metro per un metro, incorniciata da rinforzi più spessi. La riconobbe immediatamente. Ci aveva visto giusto, prima. Quella cornice indicava l’apertura dove un tempo passava la scala interna, poi demolita. Ma con quanta attenzione era stata sigillata?

C’era solo un modo per scoprirlo.

Gray si alzò in piedi sulla libreria e ci camminò sopra, come su un’asse d’equilibrio, dirigendosi verso l’apertura. Era solo a qualche metro di distanza, ma bisognava addentrarsi ancora di più nel retrobottega, verso le fiamme.

«Dove vai?» gli chiese Fiona, dalla sua postazione in cima alla scaletta.

Gray non aveva abbastanza fiato per fornire spiegazioni. A ogni passo, il fumo diventava più soffocante, la temperatura era a livelli da altoforno. Finalmente raggiunse il punto sottostante la tromba delle scale murata.

Guardando giù, vide che gli scaffali più bassi della libreria cominciavano a fumare. Aveva raggiunto il fronte dell’incendio.

Non c’era tempo da perdere.

Trovato un appoggio, scaraventò verso l’alto il piede di porco.

La punta penetrò facilmente tra le tavole di legno più sottili. Non c’era altro che truciolato e piastrelle di vinile. Un lavoro scadente, come sperava.

Gray si mise al lavoro col piede di porco, dandoci dentro come una macchina, nell’aria infuocata e nel calore rovente. Ben presto riuscì a creare un’apertura abbastanza ampia da poterci passare.

Ci gettò dentro il piede di porco, che atterrò al piano di sopra con fragore. Si voltò verso Fiona e le fece cenno di raggiungerlo.

«Riesci a salire sulla libreria e…»

«Ho visto come ci sei arrivato tu», replicò lei, arrampicandosi sulla libreria.

Uno schiocco più in basso attirò l’attenzione di Gray. La libreria tremò sotto di lui.

Il suo peso e il fuoco che mordeva gli scaffali più bassi stavano rapidamente indebolendo la struttura. Si protese verso il buco e si tirò su a metà, togliendo il peso dalla libreria.

«Sbrigati!» incalzò.

Tenendo le braccia distese per stare in equilibrio, Fiona procedeva con lentezza. Era a circa un metro da lui.

«Sbrigati!» ripeté Gray.

«Ti ho sentito la prima v…»

Con un sonoro crac, la sezione di libreria su cui stava Gray crollò. Lui si aggrappò con forza ai margini del buco, mentre gli scaffali si rovesciavano, schiantandosi tra le fiamme. Si sollevò una nuova vampata di calore, fuliggine e fiamme.

Fiona urlò quando anche gli scaffali sotto di lei vacillarono: ma resistettero. Appeso per le braccia, Gray le gridò: «Fai un salto e aggrappati alle mie spalle».

Fiona non ebbe bisogno di ulteriori incoraggiamenti. Saltò e gli piombò addosso con grande slancio, agganciandogli le braccia attorno al collo e avvinghiandosi alla sua vita con le gambe. Lui oscillò, rischiando di perdere la presa.

«Riesci a usare il mio corpo per arrampicarti nel buco?» chiese, con la voce roca dallo sforzo.

«Credo di sì.»

La ragazza rimase appesa ancora per un momento, senza muoversi.

I bordi frastagliati del buco gli stavano lacerando le dita. «Fiona…»

La sentì tremare, poi spostarsi attorno alla sua schiena. Una volta che si fu messa in movimento, si arrampicò rapidamente, piazzandogli un piede sulla cintura e poi appoggiandosi sulla sua spalla. In un attimo fu dall’altra parte, con l’agilità di una scimmia ragno.

Sotto di loro divampava un falò di libri e scaffali.

Gray non perse tempo: s’issò su per il buco e rotolò sul pavimento. Si ritrovò al centro di un corridoio dal quale si dipartivano stanze in tutte le direzioni.

«Il fuoco è arrivato anche quassù», bisbigliò Fiona, come se temesse di attirare l’attenzione delle fiamme.

Alzandosi in piedi, Gray vide il tremolio dell’aria rovente nella parte posteriore dell’appartamento. Il fumo che soffocava quei locali era ancora più denso che al piano di sotto. «Andiamo.»

La corsa non era ancora finita.

Gray si precipitò in fondo al corridoio, lontano dal fuoco, e si fermò davanti a una finestra sbarrata con assi di legno. Sbirciò tra due tavole. Si sentivano le sirene in lontananza. In strada si era formato un capannello di curiosi. E sicuramente c’era anche qualche sicario nascosto tra loro.

Se avessero cercato di uscire dalla finestra, Gray e la ragazza si sarebbero resi vulnerabili.

Anche Fiona osservava quel gruppetto. «Non ci lasceranno scappare, vero?»

«E allora ce ne andremo per conto nostro.» Gray fece dietrofront e cominciò a scrutare il soffitto. Gli tornò alla mente l’immagine delle finestre dell’abbaino che aveva visto prima, dalla strada. Dovevano raggiungere il tetto.

Fiona capì le sue intenzioni. «C’è una scala a scomparsa nella stanza accanto.» Fece strada. «A volte venivo qui a leggere quando Mutti…» Le s’incrinò la voce e lasciò la frase a metà.

Gray sapeva che la morte della nonna l’avrebbe perseguitata a lungo. Le mise un braccio attorno al collo, ma lei se lo scrollò di dosso con rabbia e si allontanò.

«È qui», disse la ragazza, entrando in quello che un tempo era probabilmente un soggiorno, ma che ormai conteneva soltanto qualche cassa e un divano sbiadito e lacero.

Fiona indicò una corda sfilacciata che pendeva dal soffitto, agganciata a una botola. Gray tirò la corda e una scala di legno pieghevole si estese fino a terra. La risalì per primo, seguito da Fiona.

Il sottotetto non era rifinito: soltanto materiale isolante, travi ed escrementi di topi. L’unica luce proveniva dalle due finestre. Una dava sulla strada dell’ingresso principale e l’altra sul retro. C’era un velo di fumo, ma per il momento niente fiamme.

Gray decise di provare la finestra sul retro. Era rivolta a ovest e quella parte del tetto era in ombra, a quell’ora. In più, era sul lato della casa avvolto dalle fiamme, che forse i loro aggressori avrebbero sorvegliato con minor attenzione.

Gray saltò da una trave all’altra. Sentiva il calore che risaliva dal basso. Una porzione dell’isolante cominciava già a fumare: la fibra di vetro si stava sciogliendo.

Raggiunta la finestra, Gray diede un’occhiata di sotto. L’inclinazione del tetto era tale da impedirgli di vedere il cortile dietro la bottega. E, se lui non vedeva loro, loro non potevano vedere lui. In più, dalle finestre rotte del piano inferiore salivano dense spirali di fumo: una copertura aggiuntiva.

Una volta tanto il fuoco era dalla loro parte.

Comunque Gray si scostò da un lato mentre sganciava il chiavistello della finestra e l’apriva con una spinta. Aspettò. Niente colpi d’arma da fuoco. Si sentivano le sirene convergere nella strada.

«Vado io per primo», sussurrò Gray all’orecchio di Fiona. «Se la strada è sgombra…»

Sentirono un rombo cupo alle loro spalle e si voltarono.

Una lingua di fuoco prorompeva dal cuore dell’isolante in fiamme, lambendo il tetto, strepitando e fumando. Non c’era più tempo.

«Seguimi», esortò Gray.

Avanzò furtivamente fuori dalla finestra, stando basso. Là fuori, sul tetto, l’aria era meravigliosamente fresca e frizzante, dopo quell’interminabile senso di soffocamento.

Rianimato dalla possibilità di fuga, Gray mise alla prova le tegole. Il tetto era molto spiovente, ma gli scarponi gli davano una buona presa. Con attenzione, ci si poteva camminare. Si allontanò dalla finestra e puntò verso il bordo del tetto, a nord. La distanza tra le villette a schiera era meno di un metro. L’avrebbero potuta superare con un salto.

Soddisfatto, si voltò nuovamente verso la finestra. «Okay, Fiona, fai attenzione.»

La ragazza sporse la testa, si guardò attorno, poi cominciò a strisciare sul tetto. Rimase accovacciata, procedendo gattoni.

Gray l’aspettò. «Te la stai cavando bene.»

Lei gli lanciò uno sguardo. Distratta, non si accorse di una tegola incrinata, che le si frantumò sotto il piede e si staccò, facendole perdere l’equilibrio. La ragazza finì a pancia in giù e cominciò a scivolare, cercando invano una presa con mani e piedi.

Gray si protese per afferrarla, ma le sue dita trovarono solo aria.

Scivolando sulle tegole, la ragazza prendeva sempre più velocità. Nel frenetico tentativo di arrestare quella corsa, ruppe altre tegole. Frammenti di coccio rimbalzavano fragorosamente sotto di lei, diventando una valanga.

Gray era disteso a pancia in giù. Non poteva fare nulla per aiutarla.

«La grondaia!» le gridò, abbandonando ogni cautela. «Attaccati alla grondaia!»

Apparentemente sorda alle sue parole, lei continuò a cercare una presa con le dita e a far saltare tegole coi piedi. Sbatté con un fianco e cominciò a rotolare, lasciandosi sfuggire un grido tremolante.

Le tegole rotte cominciarono a piovere dal bordo del tetto. Gray le sentì frantumarsi sul selciato del cortile, come una gragnola di petardi.

Poi Fiona le seguì. Ruzzolò giù dal tetto agitando convulsamente le braccia.

E svanì.


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